“Il cassetto segreto” è un modo per riuscire a dire addio. Un lento processo di accettazione.
Elaborare la perdita e salutare anche il “dove” si è sempre stati è quasi catartico. Costanza Quatriglio sceglie le immagini in movimento per poter lasciare andare i propri sentimenti, il proprio punto di vista. Un modo che il padre aveva già avuto modo di implementare quando, da storica penna del Giornale di Sicilia, correlava la cronaca alle foto.
Arriva il 18 aprile, al cinema, “Il cassetto segreto”: un documentario che dipinge la vita di Giuseppe Quatriglio, portandoci all’interno della sua vita privata, tra le mura domestiche e tra le pile di libri che ha sapientemente collezionato nel corso della sua vita. Pagine su pagine, foto su foto, pellicole e tanti altri documenti che riescono a dipingere un chiaro affresco della seconda metà del Novecento. Una banca di sapere che la figlia ha deciso di donare alla Biblioteca Centrale Siciliana.
In questo modo, attraverso le sue dure ore di visione, lo spettatore può aprire quel cassetto concesso solo a lei. Un innocente modo per potersi fare più vicina alle affascinanti e curiose avventure vissute da una grande e curiosa mente.
Il film è stato presentato alla 74° edizione del Festival di Berlino nella sezione Forum.
Il “tempo giusto” è quello che lo spettatore ha modo di respirare durante la visione della pellicola. Vi è un tempo per poter dire addio, esattamente come quello per elaborare. Le immagini, in questo modo, alternano il repertorio a tempi più recenti fino a concentrarsi solo sulla figura di Costanza. La ripresa vortica, non è ferma, così come il tono di voce narrante non è mai del tutto fermo. Traspare tutta l’emozione di svuotare quelle librerie così cariche di ricordi, esattamente come si sente la necessità di distaccarsi da quegli oggetti che “sono sempre stati lì”.
Nel far accedere i responsabili della biblioteca all’interno di quelle mura, si riesce a percepire tutto il rispetto nutrito dall’entità di quei documenti. Non si parla solo dell’accumulo di una vita, ma di vera e propria memoria storica vissuta in prima persona. Del resto, Costanza ha mosso i primi passi proprio tra quei documenti, correva a disturbare il padre mentre se ne stava a lavoro davanti al proprio computer. Lei che ha avuto la possibilità di incontrare enormi personaggi come Leonardo Sciascia, ma che per lei erano semplicemente gli amici del padre.
C’è dell’intimità in questo lento processo e, più è aperto quel cassetto, ci si addentra in quel forte sentimento di affetto e rispetto che lega una figlia al padre. La possibilità, quindi, di accedere a quella vita è particolarmente commuovente.
È pur vero che chi sta scrivendo questo articolo ha deciso di voler diventare una giornalista subito dopo la visita alla storica sede del Giornale di Sicilia. Quindi, la commozione è stata accentuata nel cogliere i differenti aspetti personali che vengono messi in luce dalla narrazione. Questo omaggio è particolarmente catartico mentre libro dopo libro ci si rende conto di come sia possibile vivere respirando curiosità.