Tananai, dopo “Veleno” e “Storie Brevi” torna a emozionare il suo pubblico con “Ragni”. Una ballad intensa e carica di significato che racconta le sfumature dell’amore e del rapporto tra esseri umani: una riflessione profonda sui legami che resistono nel tempo e nello spazio, che crescono e si evolvono nonostante le difficoltà che questo comporta.
Avevamo parlato due volte
Ci amavamo già da trent’anni
Ma noi avevamo vent’anni
Avevamo vent’anni
Di pianti, di feste e di botte
Lei che ha paura dei ragni
Io avevo paura degli anni
C’eravamo solo ingannati
Tananai parla a tutti noi cuori buoni, figli di un tempo lontano e destinati a vivere in un’epoca dove tutto è rapido, superficiale e fugace. L’artista ci regala un vero e proprio inno all’amore duraturo, capace di tessere fili invisibili proprio ragnatele di un ragno, un intreccio di anime, di sogni, di progetti, che portano ad un “per sempre” che la nostra generazione idealizza, ma non riesce a vivere.
“Ragni” è la rappresentazione musicale di quel “per sempre” che non è immediato, ma è frutto di impegno, passione, pazienza, progettazione e tanta dedizione, dove entrambi i partner lavorano insieme per intrecciare la loro vita, costruendo la loro personale ragnatela proprio come i ragni tessono la loro.
Se questa vita la dedico a te
Starò attento ad uscire la sera
E se incontro uno stronzo che ha in mano un coltello
Stavolta mi fermerei
Gli avrei spaccato il naso, sai
Ma ti vedo stasera
E non fai l’infermiera
“Ragni” ci mostra delle immagini chiare: una coppia innamorata che si conosce, si riconosce, si capisce e si sostiene consapevole di essere presenti sempre uno nella vita dell’altro. Un amore che si basa su una forte conoscenza dell’altro. Tananai ci parla di un amore maturo in cui vengono mostrate le ferite, in cui le cicatrici bruciano ancora quando il passato torna a farci venire mal di testa. Diventa chiara quindi quella voglia di proteggersi, di prendersi cura l’uno dell’altro pur di non mandare all’aria quell’amore che ci cura, ci protegge e ci fa sentire al centro di un mondo migliore.
Tu curami, curami, curami, curami sempre
Che il dolore non vuol dire necessariamente sangue
E che fa un freddo cane in questa stanza
Ma dimmi quanto manca prima che, prima
Che divento grande anch’io
Tananai ci fa emozionare, ci porta ad immaginare una relazione come quella dei due protagonisti, ci fa sognare e ci fa soprattutto sperare. Con “Ragni” ci dimostra ancora una volta la sua capacità di emozionare attraverso la musica. “Ragni” ci conquista con un testo semplice e una perfetta sinfonia con la voce malinconica dell’artista che unita a un arrangiamento minimal che dona al pezzo un’atmosfera intima, riflessiva, totalizzante in cui tutti possono ritrovarsi.
“Ragni” è una ballad d’amore che offre una profonda riflessione sulla resilienza e l’evoluzione delle relazioni umane, un tema spesso trascurato nelle narrazioni moderne.
Tananai distrugge quindi quell’ideale generazionale del “tutto e subito“, dei baci fugaci, delle sveltine sotto un manto di stelle che al mattino sono frecce sui cuori di chi all’amore crede davvero. Ci parla del concetto universale dell’amore, quello che si costruisce mattoncino dopo mattoncino così che possa durare nel tempo.
In un mondo che va sempre più veloce, “Ragni” è un invito a rallentare, a prendersi il tempo per coltivare relazioni autentiche e durature. E questo, se non vi arrabbiate, lo metto qui come postilla personale per ricordarmi che le cose belle, per nascere e fiorire, hanno bisogno di dedizione, tempo, tanto sole, tanta pioggia e tanta pazienza.