Alex Wyse, artista eclettico reduce da Sanremo Giovani, ha appena pubblicato il suo ultimo singolo: “Batticuore”. Un brano dal sound diverso da “Rockstar”, ma che si appresta a conquistare tutti i cuori dei suoi fan.
Si è raccontato per noi in questa intervista esclusiva. Tra le sue origini musicali, l’evoluzione del suo sound e il legame unico che ha con chi lo segue. Alex ci svela la sua visione di un percorso artistico che cerca sempre nuove forme di espressione, senza mai perdere di vista la connessione umana con il pubblico. Scopriamo insieme il mondo di un giovane talento che sta conquistando il cuore dei suoi fan.
Il tuo percorso musicale è iniziato molto presto. Qual è stato il momento in cui hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada?
«Io ti direi verso i 16 anni, perché mi ero appena trasferito da un anno in Inghilterra e avevo iniziato, diciamo, a guardarmi un po’ dentro, a capire cosa mi faceva stare bene. E quindi ti direi 16 anni, perché ho visto cosa la musica mi dava, cosa poteva darmi, e come stavo quando facevo canzoni, quando cantavo, quando scrivevo. Quindi ti dico: nel 2016!».
Sei reduce dell’esperienza a Sanremo Giovani, ma hai già avuto esperienze televisive come nel caso di “Amici”, chi è l’Alex Wyse che si presenta al pubblico oggi?
«È un Alex Wyse sicuramente molto, ehm, spensierato, libero, e che ha voglia di portare 100.000 colori diversi.
Mi piace sperimentare, fare tante cose diverse, e arriveranno sempre più cose con tanti colori».
La tua fanbase è molto affezionata e attiva. Come vivi il rapporto con chi ti segue? Ti influenza in qualche modo nella tua musica?
«Io lo vivo nella maniera più umana possibile, direi. Cerco di essere comunque amico di tutti. Non… non voglio… anche la parola fan, a me non fa impazzire. Io vorrei chiamarle—cioè, le chiamo sempre persone, le persone che mi seguono, perché fan mi sembra troppo, come se mi stessi elevando a qualcuno, e invece io voglio sentirmi come loro.
Anche nei concerti, per me cantiamo assieme, non sono io che canto a loro: ci stiamo cantando in faccia, tutti e due.
Ehm… e quindi è bello, perché in generale vedo canzoni che magari io scrivo e che avrei lasciato lì, sedute affianco a me, e invece quando escono vedo persone emozionarsi, momenti di vita di altre persone.
E quindi possono essere un aiuto per qualcuno, ed è una cosa… non lo so, è l’unico ringraziamento che posso fare. Il minimo è portarle il più possibile dentro la mia vita».
Quello che hai appena detto è una cosa molto bella…
«Per me è quasi una cosa un po’ ovvia, perché, appunto, io faccio canzoni e le faccio uscire per cercare di far entrare anche altre persone dentro un momento, per aiutarle o farle superare dei momenti.
Quindi, ehm, io stavo bene semplicemente nel mio essere, a scrivere canzoni per me e basta. Quello è il mio stare bene. Se le faccio uscire, per me è essenziale dare importanza alle persone che cadono dentro quello che faccio. Ed è la parte… quasi la più importante di tutte».
Da oggi è disponibile su tutte le piattaforme “Batticuore” un brano da un sound decisamente diverso da “Rockstar”, come descriveresti l’evoluzione del tuo stile?
«Allora, ”Batticuore” l’ho scritto con un linguaggio più contemporaneo, guardando sempre le persone che avevo attorno e i momenti che le caratterizzano, proprio come succede anche a me.
Nasce, in realtà, da un momento e da una cosa che avevo appena vissuto, e sentivo la necessità di raccontarla in una maniera più contemporanea, più di oggi, perché anch’io sono quella parte lì, in realtà. Come Rockstar è stata scritta per quel motivo, anche ”Batticuore” lo è: semplicemente guardando attorno, vedendo quanto veloce corrono le cose e quanto, tante volte, iniziamo forse anche a innamorarci… sapendo già che finirà. Quindi ci diciamo, magari da soli: “fortunatamente è soltanto un batticuore, non è niente di che”. Però magari sarebbe stata una storia bellissima, se soltanto non vivessimo nel 2025».
I tuoi testi sono spesso molto intimi e personali. Quanto di te stesso metti nelle tue canzoni e quanto, invece, è frutto di narrazione?
«Diciamo che il 90% delle volte sono tutte cose mie personali, o che comunque nascono da un pensiero che ho avuto su una relazione o su qualcosa che mi è successo.
Quindi ti direi che, di base, sono tutte cose che ho vissuto o che sto vivendo in quel momento, oppure anche semplicemente delle riflessioni che ho fatto. Come “Rockstar”, che era entrambe le cose: sia una riflessione che qualcosa che stavo vivendo in quel momento.
Invece “Batticuore” è un po’ più qualcosa che stavo, e che sto, vivendo… che avevo appena vissuto, e mi sono sentito di metterlo giù così, come mi è venuto d’istinto.
Poi ovviamente è stato elaborato insieme a un altro autore, ed è stato prodotto da Le Ore—si chiamano così, sono due persone. Ehm… però sì, in realtà nasce praticamente tutto da cose che vivo».
C’è una domanda che non ti fanno mai in un’intervista ma che vorresti ricevere?
«Non lo so, non ti so rispondere a questa domanda.
Mh… che mi piacerebbe ricevere? Non lo so, perché anche lì sono molto libero rispetto a quello che mi chiedono. Quindi, tipo… non vorrei che mi chiedessero niente che non mi chiedono già loro, nella mia testa».
In vista delle ultime aperture che hai fatto e delle prossime date di Milano e Roma, come vivi l’ansia da palco scenico?
«L’ansia da palcoscenico? Sì. Ah, ehm… allora, sicuramente è cambiata con il tempo, perché prima ero molto più… era molto più ansiogena, invece adesso mi diverto un po’ di più.
Poi, ovviamente, dipende anche dal tipo di circostanza: dove sei… cosa stai facendo. Eh, però oggi ti direi che mi lascio molto andare, mi diverto e bene, sono quasi a mio agio. Anche se non è proprio il termine giusto, dire ‘a mio agio’, però mi sento molto… molto contento quando canto e mi diverto».
Se avessi l’opportunità di fare da colonna sonora con la tua musica a un film, serie tv o videogioco, quale sceglieresti?
«Ah, wow. Ehm… io ti direi: beh, sarebbe stato fantastico farlo per La vita è bella… o anche Nuovo Cinema Paradiso, però lì c’è Morricone che, con la sua musica, l’ha già resa perfetta. Quindi… non lo toccherei. Quel film, tra l’altro, è uno dei miei pilastri. Non lo so, mi piace tantissimo Nuovo Cinema Paradiso. Ma ti direi La vita è bella, anche se, pure lì, non è che si scherza con la musica…».
Noi vi invitiamo a seguire Alex Wyse nel suo percorso musicale e di prenotare i biglietti per le sue date a Milano (24.05) e a Roma (26.09).