Venerdì 11 luglio è uscito “Cantieri” (Oneshot under exclusive license to M.A.S.T./Believe), il nuovo singolo di DILE. In un’epoca che corre veloce, dove tutto è istantaneo, precario, usa e getta, DILE rallenta. Sceglie la malinconia come linguaggio, la dolcezza come rifugio. E ci regala una ballad che è carezza e ferita, sospensione e radicamento. Una colonna sonora sottopelle, che non urla ma rimane.
Il primo ascolto mi ha lasciata incerta. Non che non mi piacesse, ma mi sembrava timido, quasi trattenuto. Non mi ha travolta subito, come altre volte. Poi è arrivato il secondo ascolto, ed è lì che Cantieri ha colpito nel punto esatto dove doveva arrivare: dritto al cuore, fermo alla bocca dello stomaco. Le lacrime sono venute fuori senza preavviso, come quelle immagini cinematografiche che iniziano a scorrere nella mente da sole, una dopo l’altra.
Ho cominciato a pensare a tutte quelle persone che sono passate nella mia vita. A quelle che non sono rimaste. Perché si sa, la vita cambia. Le strade si dividono. Ma ci sono “se” e “ma” che non smetti mai di portarti dietro. E Cantieri, all’improvviso, li ha riportati tutti a galla.
Il what if più grande della mia vita è tornato a bussare. Forte. Presente. Pressante.
Mi sono rivista in quella persona che, nonostante i no, nonostante le porte sbattute in faccia, crede ancora nelle favole, nell’amicizia vera, nell’amore puro, disinteressato. In quella presenza che resta anche quando il resto se ne va.
“C’è qualcuno come te
che piange ancora per le favole
qualcuno come te
che ride sempre anche se è fragile”
Queste strofe, nel ritornello, parlano di me. Rivedo la me più fragile, la me più dolorante, quella che ancora spera. La bambina che si affacciava ai primi ciao e non si aspettava le porte chiuse in faccia. Quella pia disillusione di fronte all’idea che qualcosa potesse essere facile, semplice, dolce.
E rivedo anche la me di oggi: quella che, anche quando si sente una merda, si alza la mattina e si tinge un sorriso sulle labbra. Perché il mio dolore non deve pesare sugli altri. Perché non voglio pietà, non voglio autocommiserazione. Voglio solo essere vista, capita, senza dover crollare per forza davanti a qualcuno. Le emozioni le trattengo fino a quando non mi esplodono contro.
“Ma tu te lo immagini se
si potesse invecchiare insieme
e restare tutto il giorno
a guardare i cantieri?”
Questa non è solo una frase. È una richiesta silenziosa, intima, viscerale. Un pensiero rivolto a chi è entrato nella mia vita, a chi c’è, a chi vorrei ci fosse. A chi ho immaginato accanto, oggi e domani.
Invecchiare insieme…
Un’utopia dolcissima, sempre più lontana in un mondo in cui tutto si consuma in fretta, in cui le persone evaporano. Ma se ami davvero, o anche solo se ti affezioni profondamente, quella speranza resta lì.
Nuda. Sincera. In piedi.
«Questo brano è una dichiarazione d’amore fatta di piccole cose: litigi, pigiami sul letto, film mai finiti e sogni condivisi. È la fantasia tenera e reale di invecchiare insieme, guardando i cantieri come fosse l’unico spettacolo che conta» – racconta DILE.
Ed è proprio qui che risiede la sua forza. DILE ha il dono rarissimo di restituire dignità alle emozioni semplici. Quelle che nessuno racconta perché sembrano troppo piccole per fare rumore. E invece sono tutto. Sono casa, cuore e respiro profondo dopo il pianto.
Dopo un 2024 segnato da traguardi importanti – dal successo virale di Carnevale, premiato da Forbes e supportato da Animenta, fino a un tour sold out in tutta Italia – Cantieri è una nuova, silenziosa tappa del suo viaggio. Una canzone che non chiede di essere capita, ma sentita. Una di quelle che, se ci entri dentro, non ti lascia più.
E allora sì, ce lo immaginiamo.
Ce lo immaginiamo benissimo.
Io e te. Che restiamo e ci crediamo ancora. Che passiamo le giornate a guardare i cantieri e le notti a tenerci stretti, anche solo con un pensiero.

