Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, torna sul palco di Sanremo da protagonista a distanza di tre anni.
Nonostante sia stato al centro di numerose polemiche nell’ultimo periodo – a partire dal dissing con Tony Effe, fino ad arrivare alla rottura con Chiara Ferragni – ha deciso di far parlare la musica.
Musica che, al contrario della sua discografia, stavolta mi ha colpita. Sarà che sento molto vicino l’argomento della salute mentale, per quanto delicato sia, sarà il testo, diretto e dal ritmo serrato.
Stavolta Fedez ha centrato il bersaglio, e ha conquistato un dignitosissimo quarto posto, un piccolo passo sotto il podio.
Il ritmo serrato, la cassa dritta che a tempo con il beat rappresenta il battito del cuore, ci catapulta nell’atmosfera della canzone. La depressione viene personificata in una donna, “condita” dal beat che ricorda tanto l’accelerazione del cuore nei momenti di ansia.
Ti porterei in terapia
Solo per farti capire il male che fai
Il messaggio è diretto: la depressione fa male, la terapia è la chiave per capire sé stessi, soprattutto in situazioni critiche e difficili come il convivere con la depressione. Tant’è che il cantante consiglia alla personificazione della depressione di andare in terapia, per rendersi conto del grave effetto negativo che ha.
Spengo la luce e mi vieni a trovare
Fluoxetina, poca saliva
Quando mi trovo a parlare di te
La fluoxetina è un farmaco antidepressivo, utilizzato anche in caso di attacchi di panico, che funziona inibendo i ricettori della serotonina, nota anche come “ormone della felicità”. Nome comune? Prozac.
La sera, il momento in cui si spengono le luci e si rimane con sé stessi ed i propri pensieri, è spesso teatro di episodi depressivi.
Ho alzato barriere di filo spinato
Ma le ho messe nel lato sbagliato
Il filo spinato, strumento da un lato di protezione, dall’altro pronto a far del male a chi si avvicina troppo, rappresenta un meccanismo di difesa di chi soffre.
Spesso non si vuole coinvolgere le persone che si hanno accanto, e ci si protegge dietro muri con filo spinato, che costituiscono un potenziale deterrente per l’avvicinarsi. Per chi invece non si fa spaventare da questa difficoltà, arrivano le spine.
Con il senno di poi, ci si rende conto di aver eretto il muro di filo spinato dalla parte sbagliata. Il “nemico” da sconfiggere è da trovare dentro sé stessi, non sono gli amici, che vorrebbero avvicinarsi per tendere una mano, a mo’ di aiuto.
Mi sento annullato
Dottore, cosa mi ha dato?
Socialmente accettato, anestetizzato
Da un metodo legalizzato
Un luogo comune attorno ai farmaci antidepressivi è quello di finire anestetizzati, “immuni” alle emozioni.
Ti ho odiata, te lo giuro
Facciamo un po’ ciascuno
Basta un po’ di zucchero e va giù pure il cianuro
Chi soffre di depressione spesso prova anche odio verso sé stesso. Un odio che di fatto non è rivolto a sé stessi in maniera generica, ma alla versione di sé sopraffatta dalla depressione.
”Facciamo un po’ ciascuno”, la dose di Prozac dividiamocela. Parte a contrastare la depressione dritta alla radice, parte per “soffocare” il dolore che ne deriva. Buttiamola giù con un po’ di zucchero, che rende tutto più buono – anche il veleno, ciò che dovrebbe farmi star bene ma mi rende piatto, apatico.
Forse mento
Quando ti dico “sto meglio”
Stringimi, avvolgimi,
Poi lasciami respirare
Serotonina cercasi
Il mentire, a sé stessi e agli altri, autoconvincendosi di star meglio, è purtroppo una situazione tipica di chi soffre di depressione. A volte è più facile fingere che un problema non esista, invece di lavorarci su. Purtroppo è una reazione involontaria, nel proprio io profondo c’è la consapevolezza di aver bisogno di ossigeno, di trovare una maniera di tornare a respirare, di fare il pieno di serotonina.
Dentro i miei occhi
Guerra dei mondi
Tu mi conosci meglio di me
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Questo è vero sia quando nelle pupille si vede gioia e voglia di vivere, sia quando mancano. E questa depressione, nelle vesti di una donna dai comportamenti decisamente tossici, nel tempo ha imparato a conoscere ogni sfumatura di chi ne soffre.
Vorrei guarire
Ma non credo
Vedo nero pure il cielo
La voglia di guarire, di star meglio c’è. Ma la brutta bestia che è la depressione combatte con le unghie e con i denti, e spesso ha una forza sovrumana. Non si riesce a far altro che vedere tutto nero, anche quando il cielo è della sfumatura più bella di blu.
Prenditi i sogni
Pure i miei soldi
Basta che resti lontana da me
C’è poi la fase dell’esasperazione, quella in cui ti priveresti di qualsiasi cosa pur di star meglio, di liberarti di ciò che è tossico nella tua vita.
Vedo il bicchiere mezzo pieno
Con due gocce di veleno
Tu mi fotti, respiri corti
E aumenta pure il battito, battito
[…]
Battito accelerato, affronto una guerra da disarmato
“Vedere il bicchiere mezzo pieno” è un’espressione che rappresenta il cercare il buono, il positivo, anche nelle situazioni negative. Se però nel bicchiere ci sono due gocce di veleno (o il Prozac…),c’è veramente il buono dentro questo bicchiere?
Entra di nuovo in gioco l’ansia, con il respiro corto e i battiti accelerati. Talmente tanto che sembra di affrontare una guerra disarmati, senza le armi necessarie a difendersi e a contrattaccare.
“Battito” è stato un viaggio introspettivo, nelle pieghe dell’anima di chi lotta contro la depressione, giorno per giorno. Un messaggio di speranza, di trovare la forza di contrattaccare e di difendersi da quel mostro con tutti sé stessi.
A chi si trova nel bel mezzo di questa lotta: chiedere aiuto non è assolutamente un segno di debolezza. Vi auguro di trovare chi possa accompagnarvi e tenervi la mano lungo questo percorso tortuoso e pieno di insidie, e che alla fine di esso possiate trovare la tranquillità e la felicità che meritate.