Nuvole

Dal 20 dicembre, su tutti i digital store, è disponibile il nuovo brano dei WET: “Nuvole”. Il loro caratteristico sound crea l’atmosfera ideale per raccontare la disperazione con cui si sogna. Una libertà che spesso è un lusso da dover giustificare a chi non vede il mondo con i nostri occhi.

“Il tempo
Ci guarirà
Dalle verità
Quelle scomode


Un giorno
Forse capirò
Come eludere
Il mio demone


Io non penso più a niente
Ciò che ho rotto
Non è parte di me
Non cancello il mio passato
Vivo tra dolori e gioie che non ho compreso”

Non sappiamo quanto i nostri demoni possano essere elusi e, forse, si nutrono proprio dei nostri tentativi. La voce di Alex Canale ci accompagna di questa lenta discesa. Il ritmo della batteria di Daniele Canalicchio inizia a farsi più incessante. Tutto diventa un rapido vorticare che mescola timori e incomprensioni. Si riesce perfettamente a sentire la paura, la disperazione, la voglia di restare attaccati alla speranza mentre si viene trascinati in basso da qualcosa di cui non se ne ha il controllo.
Non si può cancellare il passato, ma lo si può accettare. Siamo e non siamo quelle esperienze. Siamo e non siamo, nel qui e ora, quei dolori e quelle gioie per cui cerchiamo una spiegazione. Ed è proprio quei che si ritrova la forza per poter risalire.

“E come correre sulle nuvole
In un mondo senza gravità
Non ho paura di perdermi
Cadere giù
Risalirò


Va bene
Che male c’è
Sognare un po’
Volare via”

Il ritornello di “Nuvole” ci trascina in una sorta di “cammino di nostra vita”. Un lento discendere verso l’inferno popolato dai nostri demoni, dal nostro passato, dalle nostre insicurezze. Per poi risalire verso un purgatorio fatto di prime domande e primi dubbi. Il paradiso non sembra così lontano “in un mondo senza gravità”. Ed ecco, allora, che attraverso i sogli e le speranze ci si chiede cosa possa esserci di male nel “sognare un po’”, nello scappare da quella quotidianità che ci spinge a conformarci o a schiacciarci davanti a pressioni o aspettative.
Non si deve temere il baratro. I WET ce lo dicono chiaro e tondo. Cadere in basso vuol dire solo trovare e avere la forza per poter risalire la china. Perdersi per poi ritrovarsi. Capire l’oscurità della nostra anima e dei nostri pensieri per poter riuscire a trovare lo spiraglio di luce tra di essi.

“Non sempre
Hai il tempo di
Pensare a te
Quello che vuoi di più


Io non voglio più restarci
Sei con me oppure rimarrai
A sentirti sempre uguale
Diverso dagli altri ma simile a tutti quanti”

“Non sempre hai il tempo di pensare a te”: una frase che racchiude il male della nostra società. Nonostante, infatti, l’estremo individualismo che caratterizza i giovani – dai Millenials alla Gen Alpha – molto spesso non ci si ferma. Il continuo correre della nostra società ci spinge a una frammentaria riflessione sulle nostre necessità psichiche. Una maggiore consapevolezza collettiva non vuol dire, automaticamente, una maggiore facilità di “lavorazione” personale. Ci si chiude, molto spesso, in una pia illusione; quando, in realtà, non si sta facendo altro se non mentire a noi stessi.

Qui ritorna una tematica fondamentale nei brani di questi due giovani ragazzi torinesi: il sentirsi diversi. Una sensazione che, in un modo o nell’altro, accomuna un po’ tutti quanti noi. Un brivido che corre lungo la schiena e che ci spinge a riflettere su chi siamo e su chi vogliamo essere. Allo stesso tempo, si è dissimili tanto quanto si è simili. Il vero cambiamento è segnato dalle reazioni che attuiamo davanti all’emozione dello smarrimento.

“Nuvole” ha la capacità di parlare con rabbia di emozioni profonde e intime. Un brano che si incolla addosso all’ascoltatore, si stampa nella mente, specie quando quelle stesse emozioni rischiano di essere quotidiane. Baratri più o meno sfiorati, emotività più o meno facili da digerire, sensazioni non sempre facili da capire. Elementi di una psiche, quella umana, fragilissima che fatica ad ammettere quella stessa debolezza. Per tanto, è nel mondo dei sogni che si trova conforto.

Inseguire quella chimera fatta di speranze, di quel fuoco che brucia la bocca dello stomaco. Quella fame che non tutti capiscono, ma che non ti fa dormire la notte. Quindi si, forse un giorno impareremo tutti ad eludere il nostro demone… ma intanto dobbiamo conviverci e dobbiamo imparare a sedarlo.


di Lapizia

Guardo troppi film e parlo troppo velocemente, ma ho anche dei difetti!

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *