La profezia del male, visto in anteprima, è il nuovo film horror firmato da Spencer Cohen e Anna Halberg. Una storia in cui la paura è messa da parte per lasciar posto alla noia. Sarà, infatti, all’imbarazzo ad accompagnare lo spettatore per tutta la durata del film. Nelle sale italiane dal 9 maggio.
Dopo aver visto l’ennesimo teen-horror, dove è il pretesto ludico che porta conseguenze terribili ai protagonisti, ci viene veramente da chiedere il motivo di portare sullo schermo tale opera. Ne sentivamo davvero bisogno? La risposta è ovviamente “no”, ma andiamo con ordine.
Un film dove il buon senso fa paura!
La profezia del male non è che l’adattamento cinematografico del romanzo Horrorscope di Nicholas Adams, che ha co-scritto la sceneggiatura del film. La formula è comune a decine e decine di film teen horror già visti: il classico gruppo di amici universitari intento a festeggiare il compleanno di un membro del gruppo in una villa situata in mezzo al nulla, dove qualcosa è pronto a ucciderli. Infatti, nel bel mezzo della serata i ragazzi scoprono nella cantina un mazzo di tarocchi antico e, per animare una serata che non stava prendendo vita, chiedono ad una di loro di farsi leggere l’oroscopo e predire dunque il proprio futuro. Tuttavia ciò avrà delle conseguenze orribili per i protagonisti, e purtroppo anche per lo spettatore.
Alla fine della visione si riscontra che ciò che è davvero mancato ai protagonisti in più di un’occasione è stato il buon senso. Ma non manca solo a loro, poiché i problemi sono sedimentati nel cuore di una sceneggiatura che di buchi ne ha, così come di troppe sospensioni di incredulità che si vogliono imporre allo spettatore.
Il concetto di morte che pervade l’intera trama de “La profezia del male” rincorre i protagonisti che sono letteralmente lasciati a loro stessi, se non con qualche breve e fugace interessamento da parte di un paio di personaggi che vengono vagamente introdotti. C’è poi da aggiungere che risulta a dir poco inverosimile che sei universitari compiano gesti di un certo peso in più momenti del film. Ad esempio come la pacata reazione alla dipartita di uno o più membri del gruppo, o come nel finale del film stesso: frettoloso, che non lascia nulla allo spettatore.
Solo jump scares: basta!
Il film dei due registi, Cohen&Halberg, nonostante la molla scatenante del film sia di per sé anche interessante, cade passo dopo passo, minuto dopo minuto, portando al niente più totale. Entrambi i registi hanno erroneamente ritenuto saggio puntare esclusivamente su jump scare, del tutto scontati e prevedibili, per destare la paura dello spettatore. Nient’altro. Laddove si dovrebbe respirare il marciume, vivere ed entrare in una dimensione di inquietudine dove ritmo del cuore si fa più accelerato, si vive invece un vero e proprio supplizio. La profezia del male fa davvero male alla fine allo spettatore, poiché quest’ultimo si rende conto che quell’ora e mezza della sua vita non gli verrà più ridata indietro, e tale presa di consapevolezza gli fa male.
Non è insolito vedere la passerella dei cliché nei film horror, e diciamocelo: un po’ ci piace rivedere alcuni tratti a cui ormai ci siamo abituati. Come ad esempio il scendere le scale buie e “stranamente sospette” di una cantina, lo scricchiolio dei cardini di una vecchia porta, l’andare via improvviso della corrente, la silhouette che si palesa in lontananza per poi scomparire, la risata all’ombra della luna e così via. Ed è proprio qui che il regista deve prendere di contropiede lo spettatore e sorprenderlo e fargli paura; ma questa volta a Spencer Cohen e Anna Halberg è andata male.
Ci sentiamo presi in giro quindi?!
Più che una domanda, il titolo a questo paragrafo vuol essere un grido disperato di noi spettatori. Se un film vuole proporsi come un film serio, realistico, il tutto verrà annientato se, come ne La profezia del male, vige una messa in scena estremamente piatta e senza spunti e guizzi per quanto riguarda regia e recitazione. Ma non tutto il male viene per nuocere, perché una nota positiva di fatto c’è, dobbiamo ammetterlo: la fotografia, che in più di una scena riesce a rendere un’ambientazione molto sentita e ispirata, come nella sequenza della metro e dell’ascensore. Però, non basta a salvare un film che è prossimo all’affondamento.
Quindi, la domanda finale è: “La profezia del male“ merita la visione al cinema? Secondo noi no, a meno che non partiate con l’idea di passare una serata divertente con i vostri amici. Ma se siete amanti del genere allora dobbiamo avvertirvi: le urla in sala non ci saranno perché paura non se ne vedrà. Il rischio di addormentarsi è assai alto, così come le risate nelle scene di terrore, che in un film horror sono le vere cose che i registi temono per i loro film. Questa almeno, è la nostra profezia.