Netflix, grazie al lavoro di Tim Burton, ha creato la nuova ossessione del web: Mercoledì.
Il personaggio, tratto dai fumetti di A.A. Addams, si è aggiunto alla schiera dei reietti tanto in voga negli ultimi anni.
Ed ecco, quindi, che a distanza di due anni tornano ad esplodere i contenuti che parlano della serie: tutti sono diventati Mercoledì. Nell’era della FOMO veramente in pochi riconoscono di poter avere la FOBI: la paura di essere inclusi. Tutti si vogliono sentire parte del branco e nella seconda stagione di Mercoledì questa cosa emerge con maggior forza col personaggio di Enid.
Tutti sono diventati reietti
Ironico, no?
Tutti sono diventati quei personaggi che, fino a poco tempo fa, erano oggetto di scherno a scuola. Isolati, presi di mira, allontanati solo perché non rientravano nei canoni stabiliti da… nessuno sa bene chi.
Oggi la moda ha ribaltato la situazione: i reietti sono diventati appetibili.
Tutti vogliono essere strani. Tutti vogliono essere anti-conformisti. Ma così si rischia di diventare tutti uguali e di isolare chi vive davvero quelle emozioni da tutta la vita.
Dall’altra parte dobbiamo spingerci verso una più concreta analisi. Se da una parte tutti vogliono essere i reietti, dall’altra sono praticamente spariti tutti i bulletti. Un elemento che viene proprio evidenziato durante il campeggio nella seconda stagione. I “normali” non possono cedere il posto ai “reietti”. I secondi dovrebbero essere cacciati e tacciati, mentre la lotta per l’integrazione continua ad essere sempre più visibile nella trama.
Se, quindi, da una parte, molte persone del pubblico hanno avuto la loro isola di rappresentazione felice. Dall’altra siamo davanti a una dilagante moda che non produce nessun tipo di rapporto causa-effetto nella società. La moda diventa la dominante, non permettendo una reale integrazione tra chi si distingue da essa e chi ne è pieno portavoce. Elemento che nella seconda stagione raggiunge quasi lo stadio ossessivo, come abbiamo potuto vedere dai primi episodi.
Il rischio di nascondersi troppo
Crescendo, si diventa bravi a nascondersi.
Ma se si sotterrano troppe emozioni, si rischia di diventare un “Hyde”. Si impara a fingere per essere nel momento giusto, nel posto giusto.
La verità? Non esiste un posto giusto o sbagliato. L’isolamento non dovrebbe esistere, neppure al liceo. Già a quell’età, si dovrebbe capire quanto sia prezioso lo scambio di opinioni e gusti: attraverso di esso si cresce.
I reietti non sono fighi solo in TV
I reietti non sono interessanti solo perché nelle serie sono eroi.
Sono persone che, nella vita reale, sono state etichettate come “strambe”. E avere amici “non normali” è un privilegio: ogni giorno è una scoperta e un’avventura.
Eddie Munson, Mercoledì Addams: sono solo le versioni più eroiche di personaggi che, in altre storie, fanno scelte diverse. Quando, di solito, nella vita reale c’è isolamento. O la gogna mediatica mostrata in tanti teen drama che oggi trova il suo riflesso nei leoni da tastiera sui diversi social.
Se spogliamo Mercoledì del suo lato eroico, in pochi vorrebbero davvero essere lei.
Una moda che dovrebbe far riflettere
Seguire una moda può essere l’occasione per fermarsi a riflettere: quante volte siamo stati isolati? O quante volte lo abbiamo fatto ad altri?
Non si può dividere il mondo solo in “bulli” e “bullizzati”: sarebbe troppo semplice.
In certe circostanze non siete Mercoledì. In altre, lo siete stati — almeno in parte. Il mondo è una tavolozza di grigi.
Accoglienza e accettazione
Serie come Mercoledì dovrebbero invitare all’accoglienza e all’accettazione. Bisogna vedere le persone nella loro interezza, non giudicarle per l’immagine esteriore. Perché un giorno quella maschera potrebbe andare di moda. E allora chiunque potrebbe desiderare di essere in una certa condizione. Ma tolta l’epica, resta solo il dolore dell’esclusione e l’impossibilità di trovare un reale supporto in chi ci circonda.

