Non possiamo esimerci dal parlare di “Povere Creature!”. Alle porte degli Oscar 2024, il film diretto da Yorgos Lanthimos, sta per arrivare nelle sale italiane. Un film sta facendo incetta di premi fin dal suo debutto all’ottantesima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La storia è tratta dall’omonimo romanzo, del 1992, scritto da Alasdair Gray. Tratta tematiche controverse e, per via del suo contenuto forte e pervasivo, nel nostro paese è stata vietata ai minori di 14 anni.
Emma Stone è Bella Baxter, una sorta di moderno e femminile mostro di Frankestein. Non spaventa col suo aspetto, ma con la sua ricerca di emancipazione. Se nel testo di Mary Shelley si viveva la contraddizione tra creatura e creatore; qui si ha la ricerca di sé e della propria identità.
Il dott. Godwin Baxter (Willem Dafoe) è noto per i suoi controversi esperimenti sul corpo umano. Ritenuto un genio per via delle sue scoperte mediche, affida ad uno dei suoi studenti la cura di quella che (apparentemente) è sua figlia. Max McCandles (Ramy Youssef), in questo modo, entra a stretto contatto con Bella e ne registra ogni suo più piccolo sviluppo intellettivo. Il suo apprendimento, però, non è l’unica cosa in via di espansione. Bella mostra una spiccata libido a cui da sfogo dapprima attraverso l’autoerotismo. Convivendo tra ciò che è giusto mostrare in pubblico e ciò che invece va contenuto nel privato, Bella è costretta a dover trovare un autocontrollo tanto che il dott. Baxter decide di darla in moglie a Max.
Bella, però, non è destinata ad essere reclusa in una gabbia dorata e quando ne ha l’opportunità fugge alle regole paterne esplorando la propria identità.
Senza scendere ulteriormente nei dettagli, la meraviglia di questa storia è racchiusa proprio nell’idea di rappresentare l’indipendenza femminile come quel mostro identificato nella bruttezza creata da Frankestein. La libido femminile, così come l’emancipazione di Bella, spaventano gli uomini che la circondando tanto da ridurli quasi sull’orlo dell’ossessione e della pazzia. Una donna libera è quell’orrore da dover cacciare con fiaccole e forconi perché ritenuto quasi innaturale.
Gli uomini che circondano la sua vita incarnano diversi aspetti della mascolinità: dall’affetto paterno, al possesso, alla più misera fragilità. Quando, infatti, si scoprirà la realtà su Bella Baxter ciò verrà ancor di più messo in luce rivelando le costrizioni che la società ha da sempre imposto sul corpo della donna.
La Londra Vittoriana che fa da sfondo alle vicende, così come Lisbona e le altre città, grazie alla costruzione scenografica riescono ad essere scardinati dall’apparente arco temporale sulla quale i personaggi si muovono. I colori del cielo, delle mura, così come tutto ciò che accerchia le diverse azioni, contribuiscono a rendere “senza tempo” questa storia. Del resto, il mostruoso manifesto è un elemento che continua a caratterizzare la nostra modernità. Da una parte la narrazione affonda le sue radici in un periodo in cui la cura per l’isteria femminile era la masturbazione. Dall’altro, abbiamo una profonda ricerca del sé più profondo attraverso la scoperta del proprio corpo. Una ricerca ostracizzata e ostacolata perché il maschile la deve domare.
Emma Stone da al pubblico il meglio delle proprie capacità recitative riuscendo ad essere perfettamente credibile nella fase meno progredita di Bella, tanto quanto in tutta la sua ricerca. Le sue espressioni palesano la sua genuina curiosità verso tutto quel potenziale su cui può affondar le proprie mani. I vestiti che indossa contribuiscono a creare un mix visivo potente e dannatamente suggestivo.
Non vi sono dubbi sul fatto che “Povere Creature!” si sia meritato le 11 nomination agli Oscar 2024, così come tutti i premi finora gli sono stati assegnati. Tanto quanto, siamo pronti a scommettere, che dominerà la notte del 10 marzo.