The Iron Claw

“The Iron Claw” è il dramma dei Von Erich e arriva in sala il primo febbraio. Firmato da Sean Durkin ci trascina nel mondo spietato del wrestling degli anni ’70, raccontando l’ascesa e la caduta della famiglia Von Erich. Tra aspettative paterne soffocanti, sogni di gloria e tragedie familiari. Il film dipinge un ritratto intenso di un’ossessione tossica per il successo, lasciando spazio anche a un barlume di speranza. L’amore fraterno che resiste alla maledizione.

Concentrandoci, in particolare, su Kevin Von Erich (interpretato da Zac Efron), la pellicola sviscera le vicende che hanno colpito questa famosa dinastia di wrestler. Pur rimanendo vicini ai fatti realmente accaduti, la sceneggiatura sorvola su alcuni avvenimenti, incentrandosi principalmente sul rapporto dei quattro fratelli protagonisti.

I Von Erich, in realtà, erano in sei: il maggiore viene citato ed è inserito come esempio delle disgrazie che si sono abbattute su di loro, ma il sesto è stato totalmente escluso dalla trama cinematografica; forse perché i fatti trattati sono già abbastanza pregni di drammaticità.

Siamo nel 1979, Kevin Von Erich è totalmente incentrato sul cercare di soddisfare le aspettative paterne: deve esserci un campione del mondo di wrestling tra le mura del Dallas Sportatorium. Tutti i figli sembrano destinati a inseguire i sogni di gloria paterni, non vi sono vie di scampo e soprattutto non esistono altre passioni al di fuori del ring. Persino quando le Olimpiadi vengono bloccate, Kerry Von Erich (Jeremy Allen White) è costretto ad appagare le richieste del capostipite. Lui, che era una promessa atletica, insieme al debutto del fratello David (Harris Dickinson), sale tra le corde per poter continuare lo show di famiglia.

Quella che si delinea davanti agli occhi dello spettatore è una storia fatta di ossessione. Un sogno di gloria che diviene strumento per far annidare l’idea che la famiglia sia maledetta. Una fede talmente cieca da non guardare le inclinazioni e le esigenze di ogni membro della famiglia; al contrario, si segue il credo imposto dal capostipite. Fritz Von Erich (Holt McCallany) vive attraverso le esperienze dei figli, impose loro la strada del combattimento e dello show, decidendo per loro e costringendoli verso un’unica strada.

L’ossessione, in questo modo, imbriglia la libertà e spinge lo spettatore a riflettere sul simbolismo che permea questa narrazione. Durkin sorvola su alcuni membri della famiglia, non aggiunge drammaticità ulteriore a quella che ha scelto di raccontare, cercando di fornire una speranza. L’amore fraterno, infatti, diventa la vera risposta alle imposizioni di un padre-padrone. L’unione che plasma il rapporto tra i quattro ragazzi vince, in un certo qual modo, sulla fragilità instillata in quei corpi tonici e allenati. Coscienze rese deboli e ingabbiate, maledette da un’eredità.

I Von Erich divengono, di conseguenza, il pretesto per poter raccontare l’ossessione tossica per il successo che riflette le ambizioni più squisitamente americane. Un lento e progressivo processo verso l’auto-distruzione e il disfacimento di ciò che si è costruito. Il tutto connotato da sconfitta, delusione e mancata presa di coscienza/responsabilità da parte di un uomo incapace di fare il padre.

Quindi, si riflette sul mondo dell’intrattenimento tanto quanto sul peso delle aspettative paterne. Si analizza il mondo dello show business che ha mosso l’America dagli anni ’80 ad oggi ponendo il focus sulla spettacolarizzazione della violenza. Un argomento ancora tanto dibattuto all’interno del mondo del wresling, così come gli strascichi che lascia nei suoi partecipanti: dall’abuso di sostanze dopanti per sopperire al dolore fisico, all’andare sempre oltre le proprie possibilità e la propria forza.

“The Iron Claw” ha qualche pecca registica, in particolare, nella parte centrale si avverte la lentezza narrativa che fatica ad arrivare al cuore centrale della trama. Siamo di fronte a un costrutto narrativo decisamente non leggero e a vicende tragiche che, idealmente, epilogano positivamente. Si parla solo della seconda generazione dei Von Erich, concentrati sul tentativo di liberazione che contraddistingue l’unico superstite, senza menzionare gli eredi che hanno portato su di loro le conseguenze. Nella realtà, lo stesso Kerry ha avuto due figli, entrambi intradatati nel wrestling.

“The Iron Claw” è un buon film, non perfetto, ma è accompagnato da un’ottima fotografia (Mátyás Erdély) e da un’ottima colonna sonora (Richard Reed Parry). Inoltre, l’interpretazione di tutto il cast è sensazionale: Zac Efron è irriconoscibile, Jeremy e Harris sono perfetti nei loro look e nelle loro espressioni. Tutti hanno il giusto spazio scenico, nonostante l’ottica particolareggiata sul protagonista. Il dramma è ben sviscerato, così come il barlume della speranza che dilaga attraverso l’amore fraterno.

di Lapizia

Guardo troppi film e parlo troppo velocemente, ma ho anche dei difetti!

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *