Ci sono album che scorrono lisci, altri che sorprendono, e poi ci sono quelli che ti portano in viaggio. Non Guardare Giù, il nuovo lavoro di Tredici Pietro, appartiene a quest’ultima categoria. Un disco che si sviluppa in tredici fermate, ognuna con un paesaggio sonoro differente, esplorando generi e stati d’animo con una sorprendente coerenza. Più che un semplice album, è il racconto di un percorso. Tredici Pietro si mette a nudo, alternando leggerezza e profondità, senza mai prendersi troppo sul serio, ma restando sempre autentico.
I temi principali sono :
- Fragilità e insicurezza
- Giovani e immobilità esistenziale (GALLEGGIARE)
- Sogni e paura di non farcela
- Scelte di vita e loro conseguenze (verità)
- Liberazione emotiva (ritornelli urlati, esplosioni interiori)
Fin dall’apertura, l’album mette in chiaro le sue intenzioni. Il primo brano si apre con un Mi♭ e un reese bass, evocando un senso di speranza che viene immediatamente ribaltato dall’arrivo della strofa: synth taglienti e una batteria trap trascinano giù, in una spirale di suoni scuri. È il primo segnale di un album camaleontico, pronto a trasformarsi traccia dopo traccia.
Il titolo stesso, Non Guardare Giù, è volutamente aperto all’interpretazione dell’ascoltatore. Tredici Pietro non impone una direzione politica o sociale, preferisce lasciare spazio a un approccio più istintivo e personale. È sia un invito a non lasciarsi paralizzare dalle vertigini, sia una provocazione ad affrontarle. L’artista riflette su come soffermarsi troppo a interpretare il contesto possa portare a bloccarsi, impedendo alle cose di accadere. E questa filosofia si riflette pienamente nella musica.
Con Morire, Pietro cambia rotta: un brano che dimostra una visione artistica ben precisa, capace di prendere riferimenti diversi e rielaborarli in modo autentico. Poi arriva Emirates, che introduce una chitarra acustica per un momento di respiro prima di un altro punto di svolta: Tempesta, una traccia in cui è un’atmosfera malinconica a farla da padrone. Un richiamo a gli Psicologi che possiamo definire uno dei momenti più riusciti del disco. Si può, in questo modo, confermare la capacità dell’artista di muoversi tra generi diversi senza perdere coerenza.
Nel corso dell’album si passa con naturalezza dalla trap sperimentale all’indie, dall’R&B al rock italiano, con incursioni nel pop e nella drum’n’bass. A livello sonoro possiamo quasi definirlo un melting pot , “NON GUARDARE GIÙ” si muove tra basi allegre, mix precisi e un sound urban fortemente identitario, ma con ampie aperture verso altri generi: trap, drum& bass, rap old school, rock italiano, soul. Questa ricchezza di stili crea un contrasto affascinante con l’estetica visiva minimale del progetto, accentuando il concetto di contrasto tra superficie e profondità.
L’unico brano dove l’artista ha voluto esporsi in modo più diretto preparandoci, un minimo, all’ascolto ed invitandoci a fare attenzione al testo è “GALLEGGIARE”, brano in cui si riflette sull’immobilità emotiva e sociale dei giovani, sospesi tra sogni e apatia. Il pezzo unisce elettronica e strumentale, due anime ricorrenti nell’album, e si distingue per un ritornello quasi urlato, come un’esplosione emotiva, un bisogno di liberazione dalle sensazioni intrappolate.
Tredici Pietro dimostra di saper navigare tra questi linguaggi con una fluidità rara, costruendo un percorso che è tanto musicale quanto emotivo. Non racconta i dubbi e le incertezze di un’intera generazione dall’esterno: li vive e li trasforma in musica, restituendoli in modo autentico, diretto e umano.
Non Guardare Giù è un viaggio fatto di cambi di prospettiva, scelte coraggiose e sperimentazione. Il messaggio è chiaro, ma aperto: “Non dare senso alle cose, perché se ti fermi a pensarci troppo magari ti blocchi, ti deprimi. Non darci peso, non andare in overthinking. Chillatela. Insegui i sogni, continua a lottare”. È questo lo spirito che anima l’album, una guida leggera ma sincera, una filosofia che si riflette anche nella delicata immagine di copertina, volutamente essenziale come un foglio bianco dove ognuno può proiettare la propria visione. Un album che non ha paura di mutare forma, restando sempre fedele alla propria essenza.