Roma, 15 ottobre 2025 — Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione de “La vita va così”, film d’apertura della ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, diretto da Riccardo Milani e scritto insieme a Michele Astori. Sul palco, insieme al regista, gli attori Aldo Baglio, Virginia Raffaele, Diego Abatantuono e Giuseppe Ignazio Loi, oltre allo sceneggiatore Astori. Il film sarà nelle sale italiane dal 23 ottobre, distribuito da Medusa Film e Piper Film.
Una storia vera di resistenza in Sardegna
Milani racconta una vicenda ispirata a fatti realmente accaduti nel sud della Sardegna, dove un anziano pastore si è opposto alla costruzione di un grande resort sulle terre che aveva sempre considerato sacre.
«Ho conosciuto questa storia dieci anni fa», ha spiegato il regista. «Frequento spesso quei luoghi, e dopo la morte del protagonista ho sentito il bisogno di raccontarla. È una vicenda che parla del coraggio di dire di no, del conflitto tra la necessità del lavoro e il rispetto del territorio. Due forze che in Italia, e non solo, faticano ancora a convivere».
Accanto a Milani, lo sceneggiatore Michele Astori ha sottolineato la dimensione “antropologica” del racconto: «Con Riccardo è il terzo film che scrivo. Ogni volta ci immergiamo in territori che hanno un’identità fortissima: dopo l’Abruzzo di Un mondo a parte, questa volta la Sardegna. Difendere la terra significa difendere una cultura, un modo di vivere. È un film che parla di identità e radici, non solo di ambiente».
Tra commedia e impegno civile
“La vita va così” si inserisce nel percorso autoriale di Milani, che negli anni ha trasformato la commedia in uno strumento di riflessione sociale. «Non penso mai in termini di strategia», ha detto il regista. «Per me ogni film nasce da un istinto. È una commedia, sì, ma con elementi di amarezza, come il paese che racconta. Il mio obiettivo è sempre lo stesso: cercare un punto d’incontro, parlare anche a chi non la pensa come me».
La politica assente e il ruolo della giustizia
Alla domanda sull’assenza della politica nella vicenda, Milani ha risposto con fermezza: «La politica locale è spesso l’ultimo anello della catena. In quei territori lo Stato arriva poco, la gente è costretta a decidere da sola. Nel film, il personaggio interpretato da Geppi Cucciari rappresenta una Sardegna che trova riscatto attraverso la giustizia».
La forza della commedia: parola agli attori
Per Diego Abatantuono, la commedia rimane “la forza del cinema italiano”: «I film più importanti della nostra tradizione sono commedie. Qui c’è anche un po’ di neorealismo: è un film che parte dal reale e lo trasforma in riflessione. Il mio personaggio non fa ridere, ma rappresenta una parte del paese che crede di fare il bene e si scontra con chi resiste per dignità».
Virginia Raffaele, che nel film interpreta una donna del luogo, ha definito l’esperienza “un esperimento sociale”: «Con Milani ti immergi davvero nei territori. In Sardegna ho lavorato con persone del posto, non attori, e da loro ho imparato tantissimo. All’inizio faticavo persino a capire il dialetto, ma poi ho trovato una connessione profonda. Ho lasciato lì un pezzo di cuore».
Aldo Baglio, al suo primo film con Milani, ha raccontato di essere stato colpito dalla verità della storia: «Non sapevo nulla di questa vicenda, ma mi ha colpito la forza del protagonista. È un uomo che difende le sue radici e i suoi antenati. Forse è un’utopia, ma è una storia che andava raccontata».
Il debutto sul grande schermo di Giuseppe Ignazio Loi, il pastore che dà il volto al protagonista, è stato accolto con affetto e applausi. «All’inizio non volevo farlo, mi sembrava troppo difficile. Poi, grazie a tutti loro, ce l’ho fatta», ha detto emozionato.
Un film sul coraggio e la dignità
Nel finale, Raffaele ha sintetizzato il cuore del progetto:
«È un film che parla di coraggio e dignità, due valori che non andrebbero mai dimenticati. Racconta che anche la voce di un solo uomo può cambiare le cose».
Con “La vita va così”, Riccardo Milani torna a un cinema che unisce emozione, impegno e ironia, aprendo la Festa del Cinema di Roma con un racconto che invita a riflettere e a credere ancora nella possibilità di dire “no”.

