Lazza

Domenica 13 luglio, all’Ippodromo delle Capannelle, Lazza è salito sul palco per la data romana del suo Locura Summer Tour 2025, dentro un’edizione di Rock in Roma che non ha fatto sconti a nessuno — nemmeno al meteo. Le previsioni avevano già messo in allerta. Ma poi, come spesso accade nei concerti più belli, a regnare è stata solo la musica.

Su Roma non si abbatteva un nubifragio simile da settimane. La pioggia, battente e insistente, ha continuato a cadere fino a pochi minuti prima dell’inizio dello show. Intorno, ponchi colorati si muovevano come formiche alla ricerca di un rifugio; il fango diventava scenario di lotte quasi mitologiche. Dal canto nostro, con l’attrezzatura da proteggere, abbiamo trovato l’unico riparo possibile: un repentino cambio domiciliare all’interno di un bagno chimico. Surreale? Sì. Ma anche umano. Perché lì dentro, tra il disagio e l’odore acre di rinuncia nell’aria, sono nate nuove chiacchiere, quelle che sanno di collettività, di momenti che non dimentichi. Quella pioggia che sembrava un nemico ha lavato via tutto tranne la voglia di esserci.

E infatti, quando Lazza è salito sul palco, il temporale era solo un ricordo. Le scarpe erano infangate, i vestiti zuppi, ma nessuno ha battuto ciglio. Il pubblico, numerosissimo, ha cantato ogni barra come fosse l’ultima. “Dopo San Siro, questa è la mia seconda data del cuore” ha detto l’artista. Ed era chiaro che nemmeno il cielo coperto avrebbe potuto fermarlo.

Tanti i brani in scaletta, poche le pause: “Zeri in più” è stata la prima, seguita da “Abitudine”, “Molotov” e “Zonda”. Nessuna scenografia complessa: luci al neon, energia e presenza scenica. Lazza sceglie la sostanza e questa è fatta dell’energia dei suoi ascoltatori.

Il live alterna momenti esplosivi e adrenalinici a passaggi intimi, introspettivi: da “Certe cose” a “Panico”, passando per “Hot”, “Chiagne” e “Canzone d’odio”. Passaggi di un puzzle più grande che parla di ambizione, dolore, crescita e conquista. Su “Buio davanti” l’Ippodromo si trasforma in un cielo stellato di flash e accendini. Un attimo dopo arriva “Morto mai”: le note al piano si fondo con la sua voce e il pubblico lo guida in un rito collettivo.

Nessun ospite ad accompagnarlo sul palco. Il vero featuring, in questa serata, è stato il pubblico. Sempre presente, sempre partecipe, capace di trasformare ogni ritornello in un grido comune. Lazza sa tenergli testa, e lo fa con la sicurezza di chi quel palco se l’è guadagnato centimetro dopo centimetro.

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Non mancano le frecciatine, come quella lanciata cantando “Alibi” a cappella, risposta diretta alle accuse di playback a San Siro. E poi la sorpresa: “Lario”, fuori scaletta, seguita da “Piove”, ironicamente emblematico per il clima della serata. Le persone però ballano, pogano, ridono dopo una tempesta finita. Un fango che è rimasto addosso e che segna quanto il caos sia ancora vivo.

E come al solito, non è mancato l’entusiasmo del pubblico. Quella gioia irrefrenabile nel cantare i brani che stanno più a cuore. Vedere i volti prendere vita sotto le luci di Capannelle continua a restare un’esperienza unica. Un’onda umana che si muove all’unisono, che vibra di energia e passione, che trasmette una voglia di vivere pressante e potente, senza pari.

Sì, concordiamo con le parole che Lazza ha alzato al cielo: annullare o cancellare una serata simile voleva dire avere una pessima giornata. Perché quando la musica chiama, la pioggia non basta a fermare l’entusiasmo. Non può nulla contro un’urgenza collettiva così viva e travolgente.

Il concerto si chiude con una raffica di hit: “Uscito di galera”, “100 messaggi”, “Ferrari RMX”, e ancora una volta “Canzone d’odio”. L’energia è altissima, anche a fine serata. Lazza saluta, ringrazia, guarda il cielo e chiude con un teaser che suona come una promessa:

“A San Siro chi c’era sa… tenete gli occhi aperti.”

Perché il percorso di Lazza, palco dopo palco, sta diventando qualcosa di più di una carriera. È un atto di resistenza, di comunione, di verità. E a Capannelle, sotto la pioggia, l’abbiamo visto chiaramente: la musica può anche non salvarti, ma ti tiene in piedi. Sempre.

di Aida Picone

Guardo troppi film e parlo troppo velocemente, ma ho anche dei difetti!

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