Roma, 24 ottobre 2025 – “Odio i film horror, mi spaventano troppo. Quello che mi interessa è l’amore”. Così Luc Besson ha aperto la conferenza stampa romana di Dracula – L’amore perduto, accompagnato dal cast stellare composto da Matilda De Angelis, Christoph Waltz, Zoe Bleu e Caleb Landry Jones.
Il regista francese, dopo il successo di Dogman, torna a collaborare con Jones per raccontare un Dracula diverso: fragile, innamorato e umano.
Un Dracula che nasce da Dogman
«Eravamo sul set di Dogman, in New Jersey”, ha raccontato Besson, “tra un’attesa e l’altra abbiamo cominciato a pensare a cosa fare dopo. Ci siamo detti: De Gaulle? Cesare? Dio? Dracula? E quel nome ci ha colpito».
Caleb Landry Jones ha ricordato con affetto la fiducia reciproca: «Volevo tornare a lavorare con lui perché è Luc Besson. Quello che riesce a fare sul set sembra tirato fuori dal cappello di un mago».
Rileggendo il romanzo di Bram Stoker, Besson ha ritrovato il cuore pulsante della storia: «Mi ero completamente dimenticato che Dracula fosse una storia d’amore. Tutti parlano di sangue e zanne, ma in realtà è la storia di un uomo disposto ad aspettare quattrocento anni solo per dire ‘addio’ alla donna che ama. È incredibilmente romantico».
Fede, immortalità e perdono
Alla domanda su quanto il film possa essere contemporaneo, Besson ha riflettuto sul tema della fede:
«La fede è una proposta. Se ti aiuta a stare meglio, è bellissimo. Nel film, Dracula chiede a Dio di salvare sua moglie, ma lei muore. E allora nasce la domanda: chi è davvero responsabile del dolore umano? Mi piace giocare con queste idee nei miei film».
L’estetica gotica e la ricerca visiva
Besson ha raccontato la costruzione visiva del film, realizzata insieme al direttore della fotografia Colin Wandersman e allo scenografo Patrice Garcia, con cui collabora dai tempi de Il quinto elemento:
«Volevo che Colin andasse nei musei, che guardasse i quadri, che si nutrissero d’arte. Nei dipinti senti il cuore e l’amore, e questo volevo nel film. A volte passo dietro le spalle del direttore della fotografia e spengo metà delle luci: cerco la semplicità, la poesia della luce».
Dalla scelta del colore porpora, “il colore perfetto per Dracula”, fino ai dettagli dei costumi in seta, ogni elemento è pensato per riflettere la solitudine del personaggio. «Non può amare gli esseri umani perché moriranno. Ma può amare l’arte, perché l’arte non muore mai».
Un set pieno di amore e vulnerabilità
Matilda De Angelis, che interpreta Maria, ha definito l’esperienza “un regalo”:
«Ero molto spaventata all’idea di lavorare con uno dei miei miti. Ma Luc si è preso la responsabilità di guidarmi completamente, portandomi esattamente dove voleva. Mi ha tolto dalla testa, mi ha liberata».
Per Zoe Bleu, il film ha avuto un impatto trasformativo:
«Non volevo riferirmi ai Dracula del passato. Il nostro è più tenero, umano. Dopo questo film mi sento cambiata. È una storia d’amore in un mondo oscuro, e credo che oggi ci sia bisogno di più amore».
L’amore eterno di Caleb e Zoe
La coppia protagonista, interpretata da Caleb Landry Jones e Zoe Bleu, ha condiviso sul set un’intensa preparazione fisica ed emotiva.
«Abbiamo lavorato con un istruttore di danza Butō,” ha raccontato Jones. “Zoe aveva avuto l’idea di usare la danza per esprimere la connessione tra i personaggi. Luke era sempre con noi, a ogni passo».
Zoe ha aggiunto: «La danza ci ha resi più intimi, era quasi un linguaggio segreto tra noi. È stato un modo per esplorare l’amore eterno di questi due personaggi».
Ironia e complicità sul set
Anche Christoph Waltz ha portato sul set la sua ironia: «Non amo la confusione tra vita privata e personaggio. Mi piace concentrarmi su ciò che serve per andare avanti nella storia».
Matilda De Angelis ha scherzato ricordando una delle scene più caotiche: «Il giorno più divertente della mia vita è stato quello in cui combatto senza testa contro Christoph Waltz. Non lo dimenticherò mai».
L’universo di Besson tra arte e leggenda
Il regista ha chiuso la conferenza raccontando la genesi dei suoi “Gargoyle”, figure ricorrenti nel film:
«Quando scrivo mi faccio sempre domande pratiche. Dopo quattrocento anni, chi pulisce il castello? Ho pensato che i bambini vampirizzati potessero diventare i suoi servitori. Poi ho visto Notre Dame e ho detto: ‘Ecco, i Gargoyle!’».
Con Dracula – L’amore perduto, Besson costruisce un racconto che fonde romanticismo gotico, fede e bellezza visiva. Un film che riscrive il mito del vampiro con la sensibilità di chi, come lui, crede ancora che l’amore possa attraversare il tempo.

